Sabato 29 maggio ore 10,30

 

Biblioteca Landolfo Caracciolo

 

del Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore

 

via Tribunali 316 - 80138 Napoli

 

 

 l'Associazione Culturale Le Nuvole

 

 

e L'Istituto Politeia

 

in collaborazione con

 

C.R.E.S.O. - Cultura e civiltà

 

presentano la

 

Cerimonia conclusiva del premio di Poesia

 

Mille anime di Pulcinella

 

 

II edizione 2010

 

 

Finalisti Sezione Lingua Italiana

 

Carmela Parlato-Torre del Greco (Na)               Impalcature

 

Marco Pascale-Locri(Rc)                                Fantasticheria

 

Claudio Prili-Roma                                      Notte esile d’agosto

 

Elio Mancuso-Roma                                       A passi d’ombra

 

Gabriella Maddalena Macidi-Malo (Vi)             Arriva la sera

 

Armando Fusaro-Casalnuovo (Na)                 Notte ispiratrice

 

Alvaro Staffa-Roma                                            L’infinito

 

Stefano Peressini-Carrara(Ms)                             Interludio

 

Salvatore Lagravanese-Casal di Principe (Ce)       Ombre

 

Massimo De Mellis-S. Anastasia (Na)              Si lasciano rapire

 

 

Finalisti Sezione Lingua Napoletana

 

Carmela Basile-Cesa (Ce)               Nu violino ‘e notte

 

Francesca Fresta-Napoli                        Pé chi nun sape

 

Vincenzo Cerasuolo-Marigliano (Na)              ‘A freddigliosa    

 

Luisa Lombardo-Nola (Na)                   Sentenne ‘o core

 

Gerardo Altobelli-Napoli                           ‘A dichiarazione

 

Nino Cesarano-Nola (Na)                      ‘A vita è bella

 

Ciro Borrelli-Cercola (Na)                     Viecchio

 

Teresa Bello Colella-Napoli                ‘O ritorno ‘e Pulecenella

 

Massimo Paudice-S. Giorgio a Cremano ‘A vita ce penz ‘essa

                                

Francesco Gemito-Casoria (Na)             Napule è nu surriso

L’esternazione della sfera emotiva deve flettere sull’oggetto noto, deve quindi dare motivazione di se stessa attraverso sensazioni e sentimenti che interagiscono armonicamente con l’ambiente di cui si fa parte. Configurarsi un ambiente non inventato ma creato e visto dall’artista stesso, dove l’orizzonte rimane unico e immutato, significa prevalentemente che la poesia non si discosta dalla realtà, per cui vive con parallelismo la sua spiritualità con la realtà: spirito e materia che si fondono poi alla fine nel concetto lirico espresso.

Il contenuto poetico deve attingere da tutto ciò, ma la componente che li deve unire sarà certamente l’uso del linguaggio che a sua volta determinerà l’arte e quindi rende poesia il contenuto. Si profila un livellamento che mette radici all’interno di un lirismo puro, incontaminato che contiene in sé la sua musicalità, la sua pittoricità.

Poeta è chi scrive attraverso di se di tutti noi e in modo molto intelligibile.

Egli sa della sua responsabilità (parola ormai in disuso ) di Poeta che è quella di Messaggero che si fa strumento poetico per rappresentare gli uomini nel tempo della Storia. Sentinella del futuro -

Marco Guzzi , tra i più grandi poeti del nostro tempo, acceziona il Poeta: proprio così, perché nella Poesia ne va della Bellezza e tutto ciò che fanno gli uomini in fondo lo fanno per la Bellezza che è libertà: il tutto trascende nella libertà e nella verità.

(Breve estratto dal discorso introduttivo di Angelo Cocozza)

Augusto Petito, Massimo De Mellis e Maria Pia De Martino
Augusto Petito, Massimo De Mellis e Maria Pia De Martino

Primo Classificato Sezione Poesia in Lingua Italiana

  

Si lasciano rapire

 

I poeti hanno la memoria troppo lunga

e i ricordi aguzzi si attaccano al cuore,

sono padri severi con se stessi

lenti a cogliere i frutti del cinismo.

 

I poeti imboccano sovente le strade

del dolore, sono testardi così le scrutano

del tutto, costi quel che costi

 

stanno bene nei prati della solitudine

certe volte si tuffano nei mari agitati

dell’umanità e non sono bravi nuotatori.

 

Ma in tasca, i poeti hanno uno zaffiro

con il potere di svelare incanti,

scorgono così la vezzosità della luna

che alcune sere mette abiti di gala

poi li sfoggia sopra passerelle argentate

o sulle curve pazienti delle colline

 

captano ammalianti canzoni

sul ritmo costante delle onde

o nella melodia degli scrosci

 

si lasciano rapire dai tramonti

acquerellati sulla scena del cielo

o dalla preziosità di un bacio.

 

Stanno lì, inquieti sul filo della vita

il loro animo è un’affollata stazione

 

i poeti pagano l’emozione

con la moneta sonante del dolore.

 

Massimo De Mellis

 

 

 

 

 

 

Augusto Petito, Claudio Prili e Maria Pia De Martino
Augusto Petito, Claudio Prili e Maria Pia De Martino

Secondo Classificato Sezione Poesia in Lingua Italiana

  

Notte esile d’agosto

 

Fu in quella notte esile d’agosto

che d’un tratto tutto tacque.

 

Nei camerini del cielo

le stelle impazienti d’aria

già bruciavano di vanità

dietro il sipario

di un mite campo di grano,

quando dall’orizzonte

zampillava ancora

il rossore di un sole

arroccato tra le colline.

 

Io ascoltavo assiduo il fruscio

dello zefiro tra le spighe

e nell’odore di terra bagnata

scivolavano ignare

le sottane delle mie sorelle,

tingendo di risa complici

l’acqua morta

intorno al pozzo nel cortile.

 

L’età diletta cadde esangue

nei crateri bianchi della luna

ed al confine di quel buio inatteso

iniziai a camminare.

  

Claudio Prili

 

 

 

 

 

 

Gabriella Maddalena Macidi, Augusto Petito e Maria Pia De Martino
Gabriella Maddalena Macidi, Augusto Petito e Maria Pia De Martino

 

Terzo Classificato Sezione Poesia in Lingua Italiana 

 

Arriva la sera

 

E ancora arriva la sera

con lenti indugi di grano

che macina sotto la luna.

 

Nello spazio vasto

dei tuoi pensieri

vago in un quieto stupore

 

e navigo verso il confine

racchiuso fra le tue palpebre

e il fiume delle tue braccia.

 

E ancora siamo acque sicure

e un solo spazio ci accoglie

nel caldo battito del tuo cuore.

 

 

Gabriella Maddalena Macidi

 

 

 

 

 

Elio Mancuso e Angelo Cocozza
Elio Mancuso e Angelo Cocozza

Quarto Classificato Sezione Poesia in Lingua Italiana

 

A passi d’ombra

Con un cuore di ferro stretto nella mano

busso alle porte del tempo,

batto impaziente ogni momento

ché le lancette già m’aspettano segnando i passi.

S’allunga l’ombra sotto il mio braccio

a misurar la distanza del Sole che m’abbandona

e s’allungano i pensieri

nel riverbero del mare di parole,

inghiottiti nel tramonto di uno sguardo

che mi nega la sua luce.

Bruciano negli occhi ferite di lacrime strappate,

lacrime che furono poi nel tempo un paio d’ali.

Busso alle porte del tempo

e aspetto la mia stella

che tra le stelle

dà il senso a ogni notte.

 

 

Elio Mancuso

 

 

 

 

 

 

Carmela Parlato e Angelo Cocozza
Carmela Parlato e Angelo Cocozza

Impalcature

 

I tuoi sandali avevano

motivi circolari,

come la casa della

chiocciola, ma non erano segno

di lentezza nella vivacità

dell’azzurro e dell’oro.

Fresca e levigata tua madre

nell’infanzia, li aveva voluti

come i suoi, gusci di conchiglia

innocenti e sensuali.

Tu eri ancora così umile

e ti bastava sull’argine,

sedere su spire

serrate di idrovore.

Ma anche se avevi

appoggiato il mantello

sullo sfondo, ad un’immaginaria

impalcatura metallica,

(vi restavano aggrappati

i tuoi sogni di adolescente,

orologio-sella,

“la costanza della memoria”),

il cielo colmo di nuvole fitte,

appariva capovolto nello stagno.

 

 

Carmela Parlato

 

 

 

 

 

 

Armando Fusaro e Angelo Cocozza
Armando Fusaro e Angelo Cocozza

Notte ispiratrice

 

In questa notte contemplo,
l’universo dentro,
mi affaccio nei pensieri
in un dolce dormiveglia,
dove l'irraggiungibile
e l’infinito
sembrano realtà...
Il mio essere si placa,
poi si  arrende
e, consapevolmente
senza porsi domande,
vola nella gratitudine
dei pensieri
in questo spazio – tempo
dell’esistenza
dove nel cuore viaggia
il profondo desiderio
di essere amato
e di amare... restando sempre
uno con il Tutto,
nell’universo
d'infiniti pensieri.

 

Armando Fusaro

 

 

 

 

 

 

Alvaro Staffa e Angelo Cocozza
Alvaro Staffa e Angelo Cocozza

L’Infinito

 

Mi trasportava il vento di un respiro

coi gabbiani a meditare silenzi su una riva,

dove selvaggio il vento rompe l’onda

e la spuma salmastra imperla la scogliera.

Si scioglie il cielo all’orizzonte con il mare

in un sogno che confonde nella sera

le luci umane delle barche alla ventura

con le stelle di Dio sparse nell’aria.

Il mio pensiero indugia in questa sfera

a cercar sensazioni e spazi di memoria

che in altri tempi e luoghi trovano dimora.

L’eco di voci care sembra di sentire,

di stagioni lontane, languide e offuscate,

momenti perduti paiono tornare

nell’estasi del cielo che sospira sul mare.

Mi riporta leggera la brezza della sera,

un profumo di more e di fiori d’estate,

che ricorda il sapore di quei primi baci

rubati, nel chiarore delle stelle discrete,

ai quindici anni di due labbra vellutate.

Dov’è il tempo e lo spazio consumato,

in cui evanescenti si sono dileguati

sogni e illusioni di una vita intera,

svaniti nell’aria come gli spruzzi salmastri

che si dissolvono frangendo la scogliera.

Nell’universo va la nostra storia

dove lo spazio non conosce frontiera

e nell’eterno il tempo smarrisce la misura.

La notte dell’ignoto, oscura di misteri,

confonde la strada e il senso della via

che nel buio profondo inconsciamente migra

e, di ancestrali paure messaggera,

come un arcano sipario schiude l’infinito.

 

Alvaro Staffa

 

 

 

 

 

 

Stefano Peressini e Angelo Cocozza
Stefano Peressini e Angelo Cocozza

Interludio

 

Scivola sui muri a secco

del sentiero verso il bosco

l’ombra lunga della sera

quando l’aria si fa aguzza.

 

Il mondo scricchiola

nel suo costante andare

sul binario dello spazio

che assiste al rotolare.

 

Dispettosi dialoghi di vento

distolgono, insistenti,

dal gioco dei ricordi:

la mente è come vela

tesa all’aria che la scuote,

che la sferza

nell’immota fissità

d’un breve istante.

 

L’esondazione del pensiero

travolge l’impazienza,

spiana l’universo d’artifizio

delle idee comprate a rate.

Il tempo trascina

in stanche ondate l’esistenza,

nell’indugio di un lampo

che sparpaglia l’affanno.

 

Nella curva opposta

al variare della vita

s’intravedono ormeggi,

antichi, riparati in cale fuori rotta.

 

Non resta che spezzare

l’esilarante attesa

di un bagliore di certezza

in scaglie dorate di lucida follia.

 

Stefano Peressini

 

 

 

 

 

 

Salvatore Lagravanese e Angelo Cocozza
Salvatore Lagravanese e Angelo Cocozza

Ombre

 

Piccole foglie tremano al vento.

Si diradano i cirri della sera

e s’allungano le ombre,

celate in teneri sorrisi…

Si fa cupo il silenzio della notte,

per il pianto soffocato

da una ruvida carezza.

Per l’urlo spezzato

nel folle canto di caino.

Per quel fiore insanguinato

sul petto di un bambino

Piangete, gridate, urlate…

Nel buio solo alberi e pietre gemono,

accompagnando gli amari singhiozzi

di chi voce non ha…

oh, Croce di Dio, scaglia l’anatema

su chi nuovamente ti crocifigge

e fa che il vessillo della divina giustizia

si levi al cielo

in onore dell’angelo caduto.

Si, forse basterà questa notte

La sacra luce,

a bruciare stolte coscienze

e quelle ombre avide di sangue

e di intimi innocenti segreti.

 

 

Salvatore Lagravanese

 

 

 

 

 

 

Primo Classificato Sezione

Poesia in Lingua Napoletana

 

Sentenne ‘o core

 

Sentenne ‘o core nun te può sbaglia

è chilo ca mette in moto l’universo

è senza n’ce penzà, te corre appresso

facente ‘e stessi passe che faje tu!

 

‘O core è ‘o piezzo cchiù importante

te dà ‘a vita, speranza e amore

e si nun ‘o cure, ‘mpietto se ne more,

ma isso nun te vulesse maje lassà!

 

Sta ‘nzieme a tte pè ‘na vita sana

supporta ‘nzieme a tte qualunque cosa,

e chillu juorno ca te jne vaje sposa

zompa comm’a ‘n’rillo ‘mpietto a tte!

 

Te fa felice e vò essere felice

e si ‘o maltratte nun sente ragiona,

‘o core è sempe comme a ‘nu guaglione

e quanno suoffre, soffre ‘nzieme a tte!

 

E’ generoso, altruiste vò sta ‘npace,

nun vò guerre, pestilenze e malatie,

nun vò sta sulo ma in compagnia

cu’ ‘a perzona ca ‘o sape cunzulà!

 

Fa ‘o smanioso quanno s’annamora

‘e ‘na nennella cu’ dduje uocchie belle,

‘a sera tutt’ e duje sott’ e stelle

toccano ‘o cielo p’a felicità!

 

Chist’è ‘o core, nun se fa viecchio maje,

pure si ‘o tempo ha superato gli anta

pe’ isso nun c’è posto a ‘o camposanto

vò vivere felice e vò cantà!

 

Luisa Lombardo

 

 

 

 

 

 

Vincenzo Cerasuolo, Augusto Petito e Maria Pia De Martino
Vincenzo Cerasuolo, Augusto Petito e Maria Pia De Martino

Secondo Classificato Sezione Poesia in Lingua Napoletana 

 

’A FREDDIGLIOSA

 

Se more semp’ ’e friddo…

nun piglia maje calore;

arrobba vita e ammore…

pe’ se puté’ scarfà’.

 

Ma nun ll’abbasta maje…

sta ’ncerca ogne mumento;

…e senza sentimento…

acchiappa addò va va.

 

Lle songhe tutt’euale…

cu ’e stracce o c’ ’a cravatta:

’e ppiglia, ’e spoglia, ’e sfratta…

e annure ’e va a pesà’.

 

Chest’è ’a giustizia ’e Dio…

pure si porta ’o chianto.

…Ma quanta vote ’o canto…

s’aìza p’ ’a chiammà’!

 

Però, quanno t’attocca…

che fifa ca te vene:

t’ ’o ssiente dint’ ’e vvene…

’o freddo ’e chella llà.

 

Vincenzo Cerasuolo

 

 

 

 

 

Terzo Classificato Sezione Poesia in Lingua Napoletana 

 

Pé chi nun sape

 

O’ sole quanno schiar a jurnata,

o’ calòre quanno vierno è passato,

o’ blu d’o mare,

o’ blu d’o cielo,

l’alleria è na resta,

o’ culore d’è panne spasi.

 

Sapore e’ pizza,

nu rummòre e’ pazzi,

d’ò cafè l’addòre

e l’ammuina a tutte ll’ore.

 

Na femmina affacciata a’ fenèsta,

a tutt’ e’ pizzi ll’aria e’ festa

e sott o’ barcone nu’ nammuràto

canta na longa serenata.

 

Sole, calòre, ammòre

chest è Napule

pè chi nun sape;

festa, alleria e resate

è solo chest chell ca videte.

 

E in fondo in fondo

ci piace pure a nuje d’ò pensà

ca over è accussi chesta città,

e curaggiusi annascunnimm o’ dolore cu nu sorriso,

pecchè ca pur Pullecenella chiagnev

arroto a’ maschera ca s’è mis

mai nisciun v’ho diciarrà

e dint’ o’ cor ci purtamm sta verità.

 

Francesca Fresta

 

 

 

 

 

Carmela Basile e Augusto Petito
Carmela Basile e Augusto Petito

Nu viulino ‘e notte

 

Dint ‘o scuro ‘e na notte

senza luna né stelle

nu viulino se sente

ca vene ‘a luntano.

 

E’ na corda ca sona

e tremmanno s’allarghe

è na voce, nu canto;

è nu schizzo ‘e funtana.

 

E’ na frezza vuttata

dint ‘all’arco d’o cielo

è nu trillo, nu volo

‘e palomma liggiera.

 

E’ ‘o sennuzzo ‘e nu ninno:

chiama ‘a mamma dint ‘o suonno

è ‘o suspiro ‘e na rosa

ca se sfronda.

 

E’ nu chianto asciuttato

‘e nascosto cu ‘e mane,

conghe vase vuttate ‘a luntano.

 

E’ na fronda d’autunno

ca cadenno s’attarde

senz ‘o genio ‘e cadè.

 

E’ na mano dint ‘e lastre:

tuzzulea cu ‘a speranza

‘e vederle arapì.

 

E’ na voce ca chiame

Ca preca e addummanne

Cu ‘a speranza ‘e sentirsi dicere “Si”.

 

Carmela Basile

 

 

 

 

 

 

Nino Cesarano e Augusto Petito
Nino Cesarano e Augusto Petito

‘A vita è bella

 

L’urdema stella trema e lluce ancora,

‘a luna chiano, chiano s’annasconne,

‘o primmo raggio ‘e sole già se vede;

‘o chianto ‘e ‘na creatura sceta ‘o vico.

 

S’arapene feneste e barcuncielle.,

ognuno stenne ‘ panne d’a nuttata,

l’addore d’ o ccafè se spanne all’aria;

e mette pure ‘o core in allegria.

 

Vanno p’o cielo ciente rondinelle

‘ntrecciandose cu ‘e vvoce d’ e figliole,

‘stu canto è ‘a sinfonia d’ a primavera

ca mette tutti quante in armonia.

 

Sona ‘a campana ‘a primma Avemaria,

mentre s’arape ‘a porta d’ a Parrocchia,

‘na chioma ‘e scugnizzielle pure è pronte

p’ accummincià ‘a jurnata mmiez’ a via.

 

All’impruvviso ‘o vico è nu triatro:

chi saglie, chi scenne, chi accatta e chi venne,

pure ‘nu mastadascio ‘int ‘a puteca:

martella e canta amore mentre ‘nchiove.

 

È ll’alba, è ll’alba c’ a gente risciata,

saluta e te dice “buongiorno”,

te stenne ‘na mano e po’ corre

addò a storia se scrive ogni ghiuorne.

 

‘O sole chiano, chiano se ne trase,

è sera e ognuno ‘a casa a’arretire,

chi trova ‘a cena pronta e nun se lagne;

chi invece nun appiccia ‘o fucilare.

 

‘A luna comme a ssempe s’appresenta,

se porte appresso ‘ stelle ‘e cchiu lucente,

se chiamma attuarne tutt’ e nnammurate;

e ddice ‘a vita è veramente bella.

 

Nino Cesarano

 

 

 

 

 

 

Teresa Bello Colella e Augusto Petito
Teresa Bello Colella e Augusto Petito

O ritorno ‘e Pulecenèlla

 

Pulecenè stasera sì turnato miezo a nuie

ma nun sì allero cumm’a l’ati vote.

Te veco triste e scunsulato.

O’ saccio è truvato

na Napule ca nun canusci chiù,

addò ‘a gente è chena ‘e problemi

e tene poca voglia e se divertì.

Te sì truvato ‘nzallanùto e spaisato

miezo a computer, telefonini

pe nu parlà po dà televisione

che ‘o posto d’ò triàto s’è pigliato.

 

Tu sultanto ‘na maschera sì

e chella maschera ‘na vota te serveva

pè difendere ‘ o popolo,

quanno facevi ‘o paladino

cu ‘a scusa d’è battute

e quanno eri protagonista d’è guarattelle

là dint’o triàto San Carlino.

 

Oggi a chi vuò difendere?

‘a gente è chiù istruita e indifferente,

nun ha bisogno e te.

Na vota ‘a gente era chiù semplice e sincera,

c’era chiù allèria, bastava poco pè falla divertì.

Mò è tutto problematico,

è tutto chiù difficile e complicato,

nun c’è chiù spazio pe te.

Tu sì Pulècenèlla, sì sulo nu buffone.

 

E mò che fai? Te ne vai?

Te sienti fuori posto,

tuorni a chell’epoca passata

quanno la tua presenza

e sì ch’era apprezzata.

Però Pulècenèlla nun l’abbandunà Napule

ogni tanto tuorni, fatti da nuie verè,

pecchè nun te scurdà ca tu sì ‘a maschera

e sta grande città.

 

Teresa Bello Colella

 

 

 

 

 

 

Massimo Paudice e Augusto Petito
Massimo Paudice e Augusto Petito

‘A vita ce penz’essa

Lassa stà,

‘A vita ce penz’essa

Lassa stà,
ce penz' ‘a vita
fà tutte cos' essa.
Nun t'affannà,
po' vire ca 'na bella matina
te scite
e truov' ogni ccos' a posto.
Ma tu nun ce crire,
nun te par' overo
ca nun e’ ‘a cchiù penà.
E mentre pienz' a chest'
t'accuorge tropp' tarde
ca nun ce stà cchiù tiempo.
'A vita, sta dann' a cunsegna,
stà dann' a cunsegna 'a morte.

 

Massimo Paudice

 

 

 

 

 

 

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