ASSOCIAZIONE CULTURALE
LE NUVOLE - Napoli
in collaborazione con
Associazione Istituto POLITEIA Cultura e Alta Formazione
C.R.E.S.O. Centro di Ricerca sull'Ermeneutica Simbolica dell'Opera d'arte
PREMIO LETTERARIO NAZIONALE
Mille Anime di Pulcinella
IV° Edizione Anno 2012
Classifica Finale
Sezione A - Poesia in Lingua Italiana
1° Gli occhi che non ho mai visto
Miriam De Michele
Portici (Na)
2° I suoni del vento – Mario Relandini
Roma
3° Forse la solitudine – Anna Santarelli
Rieti
Sezione B - Poesia in Dialetto Italiano
1° ‘O celeste d’a matina – Carmela Basile
Cesa (Ce)
2° Strati senza sboccu – Gianni Di Giorgio
Modica (Rg)
3° Littra a n’amico ca unn’aiu mai canusciuto Francesco Billeci – Palermo
Sezione C – Narrativa breve
1° Uno schianto di ragazza - Cristiana Canessa Villaricca (Na)
2° La lealtà nei vicoli di Napoli – Rosa Savarese
Napoli
3° La bellezza che fa il suo giro – Lorenzo Marone
Napoli
Finalisti
“Mille Anime di Pulcinella” 2012
Sezione A - Poesia in Lingua Italiana
Retrò – Gennaro Liscio – Portici (Na)
Il tuo pallido volto – Roberto Bernardini – Roma
I suoni del vento – Mario Relandini – Roma
Allo zenith del quotidiano – Claudio Beccalossi – Verona
Epistola – Mario Rolando Mangiocavallo – Vasto (Ch)
I ricorda sempre – Mario Faticato – Napoli
Forse la solitudine – Anna Santarelli – Rieti
La notte è fatta… –Marianna Della Penna – San Salvo (Ch)
Gli occhi che non ho mai visto – Miriam De Michele – Portici (Na)
Trasportami o mia città – Maria Rosaria Rozera – Latina
Sezione B - Poesia in Dialetto Italiano
Gliò compleanno – Orazio Di Resta – Cassino
Vizzi e virtù dell’omo – Fiorella Brasili – Latina
Natale sott’all’acqua ‘e cielo – Nicola Cavaliere – Contesse (Me)
Strati senza sboccu – Gianni Di Giorgio – Modica (Rg)
A festa d’a poesia – Teresa Bello Colella – Napoli
‘O celeste d’a matina – Carmela Basile – Cesa (Ce)
Addo’ so nato – Lino Martone – Napoli
Unica ricchezza – Armando Fusaro – Casalnuovo (Na)
Littra a n’amico ca unn’aiu mai canusciuto – Francesco Billeci – Palermo
Na mamma vicchiarella – Nino Cesarano – Nola (Na)
Sezione C – Narrativa breve
Uno schianto di ragazza - Cristiana Canessa – Villaricca (Na)
Didio il corvo da un’ala sola - Monica Fiorentino – Sorrento (Na)
La bellezza che fa il suo giro – Lorenzo Marone – Napoli
La lealtà nei vicoli di Napoli – Rosa Savarese – Napoli
Gli occhi che non ho mai visto
Non chiedermi come ti guardo l’anima
perché c’è sempre qualcosa di celato agli occhi.
Non c’è la tela su cui dipingo
e c’è un colore nascosto che è il più bello
e gli uomini sono cacciatori di quello.
I poeti vivono in paradisi propri
ed ogni anima è un sogno,
dove c‘è una nota mancata
nel viaggio senza fine.
Ogni anima ha un colore che non ho visto,
ogni anima è una nota sorda che non ho mai udito,
solo gli occhi non ho mai visto in questa radura.
Miriam De Michele
Forse la solitudine
Sul ciglio del sentiero
a margine dei suoi segreti
ad un inquieto divenire
mi consegno…
Forse sarà la solitudine
a dipanare l’arruffata matassa
del tempo, a carezzare
tra le pieghe dell’anima
questo riposto smarrimento
e l’inconfessato desiderio
di ritrovarmi ancora.
Si vestirà d’indugio e di mistero
questa solitudine
a calzare sandali di luce
in un sentiero breve e umbratile,
sì, ma intenso.
E quando il male di vivere si farà
parola, memoria di giorni attraversati
a piedi nudi, sarà limpida poesia
nel cammino che continua.
Anna Santarelli
Littra a n’amico ca unn’aiu mai canusciutu
Tu ‘nca ti trovi nt’all’aria ca rispiramu,
Tu ‘nca ti trovi n’ta pioggia ca ni vagna a facci o jornu,
comu na carizza ruci.
Tu ‘nca ti trovi n’to ventu ca ni sfiora i capiddi,
e n’ta luci ca n’abbaglia l’occhi nostri,
facennuci scinniri na lacrima di rimpiantu.
Tu giovani ancilu biancu,
cu lu cori r’oru,
vulatu via troppo prestu e chi unn’ebbi a furtuna di canusciri.
Tu ‘nca riunisti tanti cristiani,
di nord a sud,
senza distinzioni e pregiudizi.
Tu ‘nca cu “Nuatri a pinzamu accussì”
pigghiasti di li nostri cori li pinzeri cchiù prufunni e ‘ntensi,
chini d’amuri e d’affettu pi tia.
A Tia Dariu,
amico meu,
‘nca unn’aiu mai canusciutu, vogghiu diri:
“Grazie p’avirici rigalatu e ricurdatu
unu di valuri chiù ‘mportanti di la vita r’ogni omu:
“amicizia e libertà di pinzeru”.
Ciau Dariù,
amico meo,
‘nca unn’aiu mai canusciutu.
Francesco Billeci
La lealtà nei vicoli di Napoli
Sul volto il sorriso di sempre, nel cuore l’inossidabile passione per la sua Napoli. Anche adesso che le forze stavano per abbandonarlo, trovava il modo di dare coraggio. Guido era così, un ragazzotto cresciuto all’ombra del Vesuvio tra la spontaneità della gente e la miseria del suo quartiere. Sempre di buonumore, nonostante la vita non fosse stata molto clemente con lui. Rimasto orfano da ragazzino, non si era sposato né sembrava intenzionato a farlo. Non aveva un lavoro e non ne voleva sapere di andarsene dalla sua città. Quando qualcuno gli suggeriva di farlo, con la spontaneità di sempre rispondeva: <<Ma che vi ho fatto? Mi volete mandare via di qui?>>. Non era bello, ma aveva un volto simpatico e solo a guardarlo metteva allegria. Aveva cambiato mille mestieri:fabbro, falegname, idraulico, calzolaio. Per questo quando c’era bisogno di riparare qualcosa la gente chiamava lui. <<Questo è un lavoretto per Guido- diceva-. Tanto lui lo sa fare e si prende poco>>. Non aveva molti amici, due al massimo tre. A volte con loro si riuniva nel suo basso per prendere un caffè. Così tra una chiacchiera e l’altra passava il tempo.
Alberto era il suo migliore amico, ore intere con lui a parlare. Qualche mala lingua diceva che se la intendevano perché stavano sempre insieme. Quella sera fu proprio Alberto a convincerlo ad andare con lui, aveva conosciuto degli amici: <<Andremo in un bar a bere qualcosa e a sentire un po’ di musica>> gli aveva detto. Vennero a prenderlo con la macchina. Erano in quattro. Quando Guido salì non ebbe una buona impressione.<<Sembrano tre squinternati,ma come li conosci?>> sussurrò all’amico.
<<Stai tranquillo, sono bravi ragazzi>> gli rispose.
Andarono in un locale, incominciarono a bere e ad ubriacarsi. Guido, dopo qualche bicchiere si rese conto che era il momento di smetterla.
<<Ce ne andiamo>> disse.
<<Ehi, Alberto il tuo amico si sta annoiando>>.
Uscirono dal locale e si direzionarono verso la macchina.
<<Chi guiderà. Sbronzi come sono …>> continuava a chiedersi Guido.
Per la strada urlavano e schiamazzavano. Alberto, ubriaco più di tutti, non riusciva neanche a camminare dritto. Dietro di loro camminava una coppia. Lei:biondina, occhi chiari,magra e con un viso pulito. Lui: alto,capelli neri cortissimi e corporatura esile. Avranno avuto più o meno vent’anni. Era tardi e a quell’ora non passava nessuno.
<<Adesso ci divertiamo>> disse uno tra loro.
<<Cosa volete fare. Non scherzate>> si affrettò a dire Guido già immaginando qualcosa di brutto.
<<Stai zitto, ma non vuoi divertirti>> gli rispose Alberto.
Così proprio lui, si buttò sulla ragazza. Lei urlava, il fidanzato pure. Alberto l’afferrava per il braccio e la intimava a stare zitta, mentre gli altri tre ragazzi avventati sul giovane fidanzato gli tappavano la bocca.
<<Cosa vuoi fare, sei impazzito>> disse Guido.
<<Togliti di mezzo>>.
Guido si parò davanti alla ragazza.
<<Non ti immischiare>> continuava a dire Alberto. Qualcuno tra il gruppo gli passò un coltello.
<<Allontanati>> disse all’amico.
<<No>>.Guido difese col suo corpo la ragazza e in pochi secondi sentì un colpo violento all’addome. Si accasciò. I giovani spaventati scapparono lasciando i due fidanzatini che,rimasti soli, cercarono di rianimare Guido.
<<Adesso chiamiamo un’ambulanza>> gli ripetevano.
Guido cercò la mano della ragazza.
<<Mi hai salvato>> disse lei.
E lui:<<Ti meravigli? Non sei napoletana?>> gli disse.
<<Sì>>
<<E allora,dovresti saperlo>>.Poi, con la spontaneità di chi non ha rimpianti:<< A Napoli siamo fatti così, sappiamo anche volerci bene>>.
Rosa Savarese
La bellezza fa il suo giro
Stesa sul prato, le braccia verso il cielo a sorreggere il libro, lo sguardo che vaga curioso fra le parole. Intorno, il vento picchia gli alberi e sradica le foglie, i bambini s’inzaccherano d’erba e le coppie si donano gesti carichi d’amore. Ma lei non vede nulla di tutto ciò, solo il suo piccolo paradiso fatto di carta e inchiostro. Eppure se spostasse un po’ lo sguardo resterebbe stregata dalle cime degli alberi che sembrano danzare apposta per lei. La luce filtra tra le foglie e punta dritto i suoi occhi, quasi a volerla distrarre, così da mostrarle la bellezza che l’attornia e che lei ignora. Pochi minuti e un soffione di un fiore atterra piano nell’incavo del libro, impedendole, stavolta sì, di proseguire la lettura.
Lei lo caccia via con un breve schiaffo della mano ma il bocciolo, dopo un breve vortice, torna a distendersi fra le parole. Allora lei soffia divertita e resta a osservare l’intruso che vola via a posarsi sui capelli di un ragazzo steso qualche metro più in là. Questi si alza a sedere e quando si accorge del batuffolo lo allontana con un gesto simile a quello che ha compiuto lei poco prima. Ma il fiore non demorde e dopo un altro breve disegno nell’aria decide di adagiarsi sotto le narici del giovane il quale arriccia il naso e si lascia andare a un vigoroso starnuto che lancia il soffione lontano sull’erba.
A lei viene da ridere cosicché lui si volta e si accorge della sua presenza. Si fissano per un attimo, poi si scambiano un sorriso, quindi lei si stende e si dedica di nuovo al libro. Con la coda dell’occhio però esamina il compagno di giochi che dopo un breve momento di riflessione si alza, afferra il soffione dall’erba, e s’incammina verso la sua direzione. Lei fa finta di nulla, anche se freme dalla voglia di conoscere quel bel volto. Lui si accovaccia al suo fianco e le porge il fiore. Si sorridono e capiscono di volersi conoscere. Subito dopo il soffione, risucchiato dal vento, vola via dalle mani di lei, a destare altre persone.
La bellezza gira nell’aria, a noi il compito di farci leggeri, così da essere rapiti dalla sua brezza.
Lorenzo Marone
Retrò
Ragione e sentimento
ecco il mix giusto
di quell’ inglese gusto
di fin dell’ottocento
Bisognerebbe proprio adesso
apporre sigillo ai contatti
lasciar star i fatti
e controllarsi spesso (Rit.)
Dicevo del gusto inglese
che fa venir il mal napoletano
e ricordar col cuore in mano
dell’ardente bacio alla francese
Un conversar ipocrita
sulla moda e sul tempo
mentre un valzer lento
accompagna la preda ambita
Lo scambio delle dame
non era sol della quadriglia
e in tutto il parapiglia
nessun poteva dir: “Ho fame”
Gli uomini seguivan presto
di piacer frementi
la scia di trine e unguenti
per saltar all’uno o all’altro letto
Le giovani con i vecchi
le mature e gli adolescenti
non erano prudenti
via che ognun pecchi!
Gennaro Liscio
ALLO ZENIT DEL QUOTIDIANO
All’aria butti foto e lettere
d’un recente passato insieme.
A bella posta vuoi confonder
momenti prima senza soqquadro,
certi d’amor e d’armonia…
T’ha dilaniato carni dentro
lo scoprir lei con l’altro,
schiaffo neanche tanto furtivo.
Costruito su fragile sabbia,
il tuo castello è crollato
e t’osservi le vuote mani
mentre si chiudon in pugno.
Impazza il cuore ribelle
all’urlato sintomo di fine
e l’anima vuol correr altrove,
smaniosa di pace ora offesa.
Ti tormenti di domande
che subito rimbalzan inutili,
indietro rimandate insolute
da secca realtà di vita,
allo zenit del quotidiano.
Colpe tue o sue non valgon
lacrime e pene e rimpianti.
E rimorsi per errori chissà.
L’amor andato a braccetto via
è altra porta socchiusa,
è altra carta da giocar
con tempo e occasioni in attesa.
Verrà dalla nebbia la sconosciuta
a riordinar istanti alla rinfusa,
saprà parlar con lingua nuova
al frastornato tuo sentimento…
E vorrà portarti nel sogno vero
senza tracce di passato,
dove niente e nessuno blatera
di tristi attimi andati…
Claudio Beccalossi
Trasportami , o mia città, nel tuo ventre,
dove ogni voce è tenerezza nel pugno dei ricordi
e il vento è parola che affranca e rimane.
Menami tra le tue colline,
tra i noti sentieri
Simulerò l'attesa dell'alba
e ricomporrò il dolore
nel buio che rischiara la notte.
Prendimi per mano o mia città,
accompagnami oltre il molo.
Parla di infiniti silenzi l'orizzonte,
narra di tempo frantumato tra le mani,
di ciò che è,
di quello che poteva essere.
Con te,
sarà breve il viaggio da qui a laggiù.
Maria Rosaria Rozera
‘A festa d’a’ poesia
Oggi rendiamo onore a te
ca ce fai vulà cu ‘a fantasia
si,proprio a te poesia
ca ce permetti ‘e scrivere
tante parole belle e delicate.
A te che si’ evasione,
suonno ,magia,
a te poesia.
Oggi è ‘a festa toia
e nuie ‘e poeti te vulimmo esprimere
la nostra devozione.
Io sò na poetessa
che scrive poesie pè distrazione
so’ una e chella che ‘a gente
guarda cu’ nu poco ‘e ironia.
Poeta? ma comme ‘e tiempi d’oggi
qualcuno dice,esistono ancora?
E menu male io rispondo!
pecchè a chistu munno
addò prevale cattiveria e violenza
e menu male ca ce sta ancora
chi sporca ‘e fogli
cu belli parole!
Parole d’ammore e d’è passione
p’è cose,a natura e tutt’e creature
E menu male pecchè a poesia
è ‘nu mumento che ce fa sunnà
purtannece aldilà della realtà,
ce fa scurdà ‘ e problemi e ‘e sofferenze
regalannoce nu poco ‘e gioia e speranza.
Teresa Bello - Colella
‘Na mamma vicchiarella
Teneva cchiù ‘e cientanne, faceva ancora ‘a mamma,
arzilla comme a ssempe scenneva ogni matina
‘e notte ‘int’’a cucina p’appriparà ‘o ccafè.
Saglieva ‘a scalinata pe’ ddoje, tre vvote ‘o ‘juorno,
e proprio d’’a primm’ora essa appicciava ‘o ffuoco
cu’ quatte mazzarella d’’o viecchio fuculare.
Diceva a tutt’’e figlie: “venite attuorno a mme
scàrfateve a ‘stu ffuoco ca dà calore e pace
e nun v’alluntanate a chisto fuculare!
E quanno stàte sule vulate cu’ ‘o penziero
a ‘st’angulo d’’a casa addò senza parole
‘o core d’’a famiglia s’astrégne e se vò bene!”
‘A figlia ‘e sittantanne passava ogni matìna
cu’ ‘a scusa d’’o cafè pe’ stà ‘n’ora cu’ ‘a mamma
e pe’ cuntà ca ‘e ffiglie ‘e devano penziere.
E chella vicchiarella subbeto rispunneva:
“bella d’’a mamma toja, ‘e figlie so’ penziere
e tu ca ‘le si mamma si’ pronta a ‘le dà ‘o core”.
Ma ‘na matina ‘e vierno, comme a tutt’’e matìne;
truvaje ‘nu cippo ‘e vigna c’ardeva lentamente
e ‘a tazza d’’o cafè già pronta dolcemente.
‘A mamma ‘nnant’’o ffuoco durmeva a suonno chino
tenevo ‘o pizzo a rriso e ‘a faccia ‘e madunnella
ma quanno essa ‘a chiammaje ‘a vecchia nun se scetaje!
Nino Cesarano
Associazione Culturale Le Nuvole Napoli
in collaborazione con ASSOCIAZIONE POLITEIA e
C.R.E.S.O. Centro di Ricerca sull'Ermeneutica Simbolica dell'Opera d'arte
Premio Poesia e Narrativa 2012 IV EDIZIONE
“MILLE ANIME DI PULCINELLA””
Scadenza iscrizione: 30 Aprile 2012
Tema: Libero
Sezioni: Sezione A - Poesia edita o inedita in Lingua italiana a tema libero (massimo 40 versi)
Sezione B - Poesia edita o inedita in uno dei Dialetti italiani (massimo 40 versi)
Sezione C – Racconto breve (massimo 60 righe)
N° Copie da spedire: Ogni poesia deve essere inviata in 2 (due) copie anonime e non firmate e su di un foglio a parte vanno riportati: i dati dell'autore (nome, cognome, indirizzo, indirizzo e-mail, telefono fisso, cellulare) e il titolo della poesia inviata. Per la sezione B è indispensabile inviare la traduzione in lingua italiana. Ogni partecipante può concorrere con massimo 4 opere per le sezioni A e B mentre per la sezione C si può partecipare con un massimo di 2 opere.
Quota di adesione: € 5 (Euro Cinque) per ciascuna poesia inviata per un massimo di 4 poesie per sezione e € 10 (Euro dieci) per ogni racconto (massimo 2 racconti) da inviare in contanti in allegato con i lavori, (si consiglia posta raccomandata) entro e non oltre il 30 Aprile 2012 al seguente indirizzo: Associazione Culturale Le Nuvole - Via Benedetto Cariteo, 59 – 80125 Napoli.
Esito del concorso: Sarà comunicato per e-mail a tutti i partecipanti e telefonicamente solo ai Dieci Finalisti di tutte le sezioni che il giorno della premiazione, forniti di apposita scheda, dovranno votare la preferenza di tre poesie finaliste per sezione e di tre racconti determinando essi stessi, quindi, le opere vincitrici. In caso di parità la decisione finale spetterà al Presidente della Giuria.
Deleghe: I poeti finalisti non potranno delegare altre persone per la votazione finale. La loro assenza li escluderà automaticamente dalla finale.
Premi: Primo classificato: Trofeo Pulcinella (XL) Secondo classificato: Trofeo Pulcinella (L) Terzo classificato: Trofeo Pulcinella (M) Quarto e Quinto classificato: Trofeo Pulcinella (S) Pergamena a tutti i finalisti
Premiazione: La premiazione avverrà Sabato 26 Maggio 2012 alle ore 10.30 nella Sala Brancaccio della Biblioteca Landolfo Caracciolo del Convento di S. Lorenzo Maggiore Via Tribunali, 316 – 80138 Napoli
Giuria: La Giuria è composta da Angelo Cocozza (Presidente); Maria Pia De Martino (Poeta e critico letterario); Giuseppe Limone (Filosofo e poeta Seconda Università degli Studi di Napoli); Augusto Petito (Presidente C.R.E.S.O.). Il giudizio finale è inappellabile e insindacabile. Gli elaborati non verranno restituiti.
Notizie sui risultati: I finalisti saranno avvisati telefonicamente. La classifica finale e le opere vincitrici saranno pubblicate su www.nuvoleparole.it e sui siti web che pubblicizzano il bando. L’organizzazione si riserva di apportare eventuali modifiche di carattere organizzativo al presente bando. Per informazioni: Lenuvoledinapoli@libero.it o tel. 339.6105984